Boom di allergie: ecco perché

di Michele Pizzinini

In Italia circa 10 milioni di persone, pari al 17% della popolazione, soffre di allergie e la prevalenza è in costante aumento. In Europa l’incidenza delle allergie è aumentata di 5 volte in soli 30 anni e un aumento particolarmente marcato si è osservato nella ex Germania dell’Est. Negli ultimi 20 anni nella ex Ddr si è verificato un paradosso.

Prima dell’unificazione le sue città erano tra le più inquinate d’Europa ma la prevalenza di allergie era piuttosto bassa, oggi dopo che l’aria è ritornata respirabile ma anche i tedeschi dell’ex Germania dell’Est hanno adottato lo stile di vita occidentale la percentuale di allergici si è moltiplicata ed è diventata uguale a quella degli abitanti della Germania dell’Ovest.


Sembra persino incredibile, ma i primi casi di allergia, la cosiddetta febbre da fieno, sono stati descritti nella prima metà dell’800, ed ancora nel 1950, in nazioni come la Cina o il Giappone l’incidenza era quasi nulla.

Oggi gli allergici nel mondo sono 400 milioni.

Ma come mai il numero degli allergici sta aumentando in maniera esponenziale? I fattori sono molteplici, e vediamo di evidenziarne alcuni.

Esiste innanzitutto una chiara predisposizione familiare a sviluppare un qualsiasi tipo di reazione allergica: alimentare, respiratoria, da contatto, ecc.

Se nessuno dei genitori è allergico, la probabilità di sviluppare un’allergia è minore del 10%, ma se entrambi i genitori sono allergici, la probabilità che i loro figli sviluppino manifestazioni allergiche è intorno al 40-50%. L’eventuale atopia del bambino potrà essere più o meno grave rispetto a quella dei genitori e potrà avere una manifestazione completamente diversa e non ricalcare quella dei genitori. Ad esempio il figlio può avere una rinite o un’allergia alimentare mentre i genitori avevano una dermatite da contatto o un’allergia ai farmaci. Viene trasmessa la «tendenza» a sviluppare allergie, che può manifestarsi nelle forme più diverse. Questa «tendenza» può esordire anche con il passare degli anni.

Oggi capita spesso di sentire persone che riferiscono che improvvisamente hanno sviluppato un’allergia ai pollini, o a un alimento o a un farmaco in età adulta.

Esistono fattori che facilitano lo sviluppo di allergie, quali: i ridotti tempi di allattamento al seno ed il conseguente uso di latti adattati, errati tempi di introduzione degli alimenti nello svezzamento, presenza di animali nell’ambiente domestico. Ormai è acquisita anche la responsabilità di un’eccessiva igiene dell’ambiente in cui si vive.

Si ritiene infatti che il sistema immunitario, non impegnato nella sua attività di «lotta» contro batteri, virus, o altri microrganismi patogeni, possa deviare la sua attenzione verso la produzione di mediatori chimici che aumentano la probabilità di manifestazioni allergiche.

Oggi si parla di una «marcia allergica» che lega l’evolversi di alcune manifestazioni allergiche. Ad esempio, nel neonato spesso l’allergia esordisce con una dermatite atopica che poi si trasforma in un’allergia alimentare al momento dello svezzamento, per poi cambiare manifestazione e presentarsi con frequenti bronchiti ed otiti da iperproduzione di catarro verso i 2-3 anni, ed evolversi verso un’asma bronchiale nell’adolescente.

Gli alimenti in grado di scatenare allergie son legati all’età, ad esempio mentre l’allergia alle proteine del latte vaccino è tipica dei bambini, negli adulti è più frequente quella a frutta secca e crostacei ed anche gli alimenti allergizzanti non sono gli stessi in tutto il mondo.

Ad esempio l’allergia al riso, rara in Italia, è invece frequente nei paesi asiatici, dove questo cereale è alla base dell’alimentazione di questi popoli. Cioè gli orientali hanno sviluppato una «specie di celiachia» nei confronti del riso proprio perché è l’alimento che è consumato tutti i giorni. L’allergia alle arachidi è frequentissima negli Stati Uniti, dove è diffusissimo il consumo del burro di arachidi già in età infantile.

Anche da noi ci sono esempi analoghi. Il kiwi, è uno dei frutti più allergizzanti in Italia, ma tale non lo era fino alla diffusione massiccia del suo consumo iniziato negli anni ’80. Si può ipotizzare che un frutto venuto da un paese lontano come la Nuova Zelanda sia stato ritenuto dal nostro apparato digerente un alimento estraneo alla nostra alimentazione ed i soggetti predisposti abbiano sviluppato una sensibilizzazione.

Un capitolo a parte è quello delle allergie crociate tra alimenti e pollini, tipiche della primavera-estate.

Ad esempio chi è allergico ai pollini del nocciolo frequentemente presenta un’allergia anche alla mela. Chi è allergico ai pomodori può avere una reazione anche al consumo delle altre solanacee: peperoni, melanzane e patate. Spesso le reazioni ai cibi di origine vegetale scompare con la cottura. Ad esempio la mela cruda scatena la reazione, mentre quella cotta no.

I sintomi delle allergie alimentari non si concentrano solo nell’apparato digerente, come si potrebbe credere, ma possono interessare anche la cute, l’apparato respiratorio, o scatenare manifestazioni generalizzate gravi, quali lo shock anafilattico.

Nonostante lo sviluppo di nuovi esami ematochimici e test clinici, la diagnosi di allergia o di intolleranza alimentare rimane comunque piuttosto complessa.

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