Potrei dirvi... invece vi dirò

Potrei dirvi... invece vi dirò

di Federico Uez

Beh, per cominciare potrei dirvi molte cose su Haiti, su ciò che ho visto e sentito, sugli odori respirati …

Potrei dirvi che dall’aereo in fase d’atterraggio non si vedevano altro che baracche e i tetti di lamiera luccicavano come stelle, solo situate dalla parte sbagliata del cielo. Invece vi dirò quanto sia bello il manto blu che mi culla prima di addormentarmi, con migliaia di astri che mi sfiorano.

Potrei dirvi di come l’odore di smog impregna le strade di Port au Prince. Invece vi dirò come sono affascinanti i tap tap in corsa, gremiti di gente, colorati e dipinti con passione da diversi artisti, raffiguranti Messi, Cristiano Ronaldo e l’immancabile Gesù.

Potrei dirvi di come sia stato macabro, inquietante e strano essere in un cimitero, unici bianchi, durante la festa dei morti (degli spiriti! direbbe un vodooista per bene) e osservare, sperando invano di non dare nell’occhio, i rituali vodoo. Invece vi dirò quanto sia stato bello e interessante entrare in questo spaccato di tradizione e religione, sentirsi testimoni di qualcosa di unico al mondo, speciale.

Potrei dirvi di come la gente qui viva in uno stato di povertà degradante, di come alcuni ragazzi che incontro ogni giorno a Kay Chal non riescano a godere di un pasto quotidiano. Invece vi dirò di come un ragazzino di 18 anni , seppur con poche energie, seppur non sempre abbia cibo, seppur non abbia una famiglia alle spalle che lo segue, ogni pomeriggio si rechi al centro per fare l’animatore, aiutare i più piccoli, insegnar loro a fare qualche braccialetto, essere un esempio, un fratello maggiore.

Potrei dirvi di come sia stato claustrofobico entrare in Citè Jeremie, la bidonville vicina a Kay Chal, il centro dove presto servizio, di come siano sporchi e vissuti i suoi vicoli. Invece vi dirò come sia stato impattante entrare e vedere tutti questi bambini che correvano e salutavano con grandi sorrisi me e il loro animatore diciottenne, che mi accompagnava.

Potrei dirvi di come gli haitiani spesso sulla strada siano scorbutici. Invece vi dirò come a un sorriso accennato rispondano sempre con un sorriso ancora più grande, con denti bianchissimi e ben curati, dimenticando la smorfia precedente.

Potrei dirvi di come gli haitiani siano un popolo difficile, con delle prospettive difficili. Invece vi dirò come, durante la messa della misericordia allo stadio nazionale, l’arcivescovo abbia ispirato la gente per un futuro migliore, un popolo che ha voglia di riscatto, che lo applaudiva con forza, che ballava, tutti assieme, cantando il «magnificat», con un’energia tale da mettermi la pelle d’oca, scottati da un sole cocente.

Infine, potrei semplicemente concludere e  dirvi come Haiti sia un paese devastato, povero. Invece vi dirò che Haiti è un paese bello, ricco, e io sono contento di essere qui, a camminare a fianco degli haitiani.

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