In Brasile nascono i bambini con la testa piccola: l’emergenza Zika

Brasile, emergenza Zika

di Open Wet Lab

In un comunicato dello scorso 1 febbraio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato una nuova Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, la seconda nel giro di meno di due anni. Prima è stato Ebola, che tanto ha spaventato noi, ma soprattutto ha ucciso in Africa (circa 11.300 vittime secondo l’OMS). Oggi, invece, il protagonista è Zika e pochi potranno affermare di aver mai sentito questo nome fino a qualche mese fa.

Com’è possibile che questo virus, noto dal 1947 e pressoché ignorato dalla comunità scientifica e medica per oltre sessant’anni, ora si trovi d’improvviso sotto i riflettori? Fino al 2007 sono stati registrati solo 14 casi di infezioni di Zika nell’uomo. Poi il virus ha cominciato a circolare nelle piccole popolazioni delle isole del sud del Pacifico, arrivando a causare una prima epidemia nel 2013 in Polinesia Francese. Da qui il virus è arrivato in Brasile, trovando una popolazione molto più ampia e priva di immunità. Infatti, da febbraio 2015 ha infettato circa un milione e mezzo di persone e si è diffuso in 36 paesi dell’America Latina e dei Caraibi, raggiungendo le proporzioni di una vera e propria pandemia in meno di un anno1.

Avendo assunto rilevanza solo recentemente, nel tentativo di approfondire l’argomento ci si imbatte subito nella mancanza quasi totale di dati e studi biologici sul virus o sui meccanismi molecolari con cui agisce. Non consideriamo nemmeno la possibilità di avere vaccini o cure, che sono solo attualmente in via di sviluppo. Per questo parleremo principalmente delle caratteristiche cliniche dell’infezione da virus Zika. I sintomi che manifesta (se li manifesta!) sono perlopiù febbre, dolori articolari, congiuntivite, mal di testa2. Insomma, niente di diverso da una qualsiasi sindrome influenzale, che, per quanto spiacevole, non giustificherebbe certo l’allerta internazionale. Quello che invece preoccupa è l’associazione tra il virus e alcune anomalie cerebrali, principalmente la microcefalia congenita.

Si tratta di un difetto raro dello sviluppo cerebrale che porta alla nascita di bambini con un cervello anormalmente piccolo e malformato, con conseguenze gravissime sullo sviluppo cognitivo e motorio, nonché una bassa aspettativa di vita. In Brasile da novembre 2015 al 13 Febbraio 2016 sono stati registrati 5280 casi di microcefalia congenita - contro una media di 163 casi all’anno - di cui 108 sono risultati nel decesso del bambino1. Così la comunità scientifica è stata costretta ad interrogarsi su una possibile associazione tra patologia e agente infettivo. Se le organizzazioni internazionali faticano ancora a confermare questa correlazione, alcuni studi cominciano a far emergere le prime evidenze. Un caso clinico è stato registrato in Slovenia: una donna ha mostrato i sintomi tipici dell’infezione di Zika durante i primi mesi della sua gravidanza, mentre si trovava in Brasile e, molte settimane dopo, le ecografie hanno confermato la microcefalia del feto. A seguito dell’interruzione di gravidanza, durante l’autopsia Zika è stato trovato nel tessuto cerebrale3. Un altro caso del tutto analogo è stato registrato alle Hawaii4 e altri studi hanno portato a isolare il DNA di Zika dal liquido placentale di feti microcefalici in Brasile5.

Inoltre, dall’inizio dell’epidemia è aumentata considerevolmente l’incidenza anche di un’altra malattia rara del sistema nervoso: la sindrome di Guillame - Barrè1; questo confermerebbe ulteriormente la particolare affinità del virus per il tessuto neuronale.

Se le coincidenze temporali e geografiche - e soprattutto la mancanza di ipotesi alternative - ci portano a puntare sempre di più il dito contro Zika come causa di queste patologie, il meccanismo con cui questo agirebbe sul tessuto nervoso è ancora da appurare. Consultando studi sulla microcefalia congenita, alcune ricerche suggeriscono che sia la risposta immunitaria al virus della madre a danneggiare lo sviluppo6, ma anche questo è da verificare, nulla è stato ancora confermato con certezza. Attendiamo con impazienza le risposte che gli esperti promettono per i prossimi mesi.

Ma come si trasmette il virus? Principalmente attraverso la puntura della zanzara Aedes egypti, tipica delle regioni tropicali e subtropicali. Questo da una parte può spiegare la stupefacente velocità di diffusione del virus in America Latina - e il livello di allerta è altissimo negli stati USA del sud, dove con l’estate è previsto l’arrivo della zanzara; dall’altra ci tranquillizza poiché sarà difficile che l’epidemia si diffonda in Europa, dove questa specie non è presente. Tuttavia gli ultimissimi casi di pazienti americani infettati dal virus senza essere stati in nessuna delle zone a rischio, confermano che questo possa essere trasmesso anche sessualmente, attraverso il seme di un maschio affetto, anche a mesi dall’infezione7-8

Se avete letto fino a qui, forse ora starete pensando: “Quindi parliamo di un virus che porta sintomi lievi, che forse potrebbe essere legato a danni preoccupanti solo per le donne in gravidanza, molto diffuso, ma solo in una parte piuttosto remota del mondo. Che l’OMS stia diventando un po’ allarmista?”

Niente di più sbagliato. Senza considerare il continuo aumento di temperatura che favorirà la proliferazione della zanzara portatrice, né la possibilità che il virus muti in forme più aggressive o l’imminente Olimpiade nella zona endemica di Rio, si tratta di una vera e propria emergenza di carattere sociale. Il sud America è una regione in via di sviluppo, con un sistema sanitario stremato da un’utenza semplicemente troppo grande che non ha né gli strumenti né l’educazione per fronteggiare una situazione come questa. Inoltre, complice l’educazione cattolica radicata nella comunità, manca qualsiasi tipo di politica sulla contraccezione o riguardo il controllo delle nascite - in Brasile l’aborto è ancora illegale e punibile con il carcere. Come sarà il futuro, la qualità e l’aspettativa di vita di questi neonati che qualcuno già chiama la “Generazione Zika”?

L’appello dell’OMS sta già spingendo al massiccio finanziamento della ricerca necessaria per la soluzione della crisi prima che sia fuori controllo. Speriamo porti anche alla formazione di una rete di collaborazione con i paesi più colpiti. Considerare un problema degno di attenzione anche se non bussa ancora alla nostra porta? Non è allarmismo, è intelligenza.

Emma Dann

 

2gov.zika

3nejm.org

4governor.hawaii.gov

5thelancet.com

6Cardenas I, Means RE, Aldo P, Koga K, Lang SM, Booth C, Manzur A, Oyarzun E, Romero R, Mor G: Viral infection of the placenta leads to fetal inflammation and sensitization to bacterial products predisposing to preterm labor. J Immunol 2010; 185:1248–1257

7http://www.statnews.com/2016/02/12/zika-semen/

8http://www.cdc.gov/mmwr/volumes/65/wr/mm6505e1.htm

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