Razzi Totali: il ritorno del punk band di Trento con un concept album di ventitré pezzi

Razzi Totali: il ritorno con un concept album

di Fabio De Santi

I Razzi Totali, una delle band più note della scena del capoluogo e le cui radici punk rock affondano nell’estate del 1996, tornano in azione con un nuovo album. E’ uscito infatti il cd «La città del niente» pubblicato dalla label Indiebox Music e distribuito da Artisti First.

Un lavoro che esce a dieci anni di distanza dal loro ultimo disco «Il cambio di stagione» e che viene presentato come un disco in cui i Razzi Totali mossi dalla voglia di comunicare lasciando da parte la nostalgia post-adolescenziale per tornare a dire la loro nella scena punk rock italiana.

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La grossa sorpresa che si lega al ritorno del combo trentino riguarda proprio la scelta concettuale scelta per «La città del niente»: si tratta infatti di un concept album, una formula che è quasi inedita se si parla di musica punk e dintorni, composto da 23 pezzi suddivisi in quattro parti in cui i Razzi Totali si presentano al pubblico con gli occhi disillusi di chi ha passato abbondantemente i trent’anni, ne ha viste e vissute parecchie e da vita ad un immaginario popolato da diversi caratteri, metafore e specchio della quotidianità.

Ad accompagnare il lancio del quarto album anche il videoclip del singolo «Tempi cupi» traccia introduttiva dell’album e che ne è sostanzialmente il prologo che ne riassume il concept. Un video girato e montato dal giovanissimo ma già esperto videomaker Luca Rapuzzi, prodotto da Indiebox Records e Razzi Totali, il videoclip ha volutamente un effetto sgranato, retró, che unito all’utilizzo del bianco/nero e alla sovrapposizione di immagini a sostegno della lirica, lo rendono estremamente veloce e molto poco convenzionale.

La band formata da Angelo, batteria & cori, Gricco, chitarra & cori, Felix, chitarra & cori e Andrea, voce & basso ci ha raccontato cosi la scelta di questo titolo: «La città del niente è quello che vediamo intorno a noi ogni giorno. La superficialità, l’egocentrismo, la decadenza della nostra era, il bisogno a tutti i costi di farsi notare e di arrivare in alto che abbiamo, a costo anche di umiliarci o di snaturarci, di non essere più noi stessi, forse per paura di restare isolati. È la disperazione di una generazione che non ha più punti di riferimento e di conseguenza valori, che vorrebbe essere ascoltata e che contemporaneamente non sa ascoltare,è un grido di aiuto che non interessa a nessuno. È la Città Del peccato, della corruzione, degli eroi sbagliati, ma ci piace credere che sia anche un posto dove, cercando bene e magari provando a guardare verso un obiettivo comune, si possa trovare un po’ di speranza».

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