Rovereto: la città dei cantieri per sempre

Rovereto: la città dei cantieri per sempre

di Lucio Gardin

Oggi vorrei salutare gli operai che lavorano nei cantieri di Rovereto. Lavorare alla manutenzione delle strade a Rovereto è come vincere il Win for Life: sei a posto a tempo indeterminato.

In certi periodi dell’anno la città della Quercia sembra Kabul: è l’unica al mondo dove i buchi sulle strade non li coprono, li spostano. E già che ci siamo, un saluto anche ai pensionati che passano il tempo a guardare gli operai sui cantieri. I cantieri danno un po’ di pepe alla vita dei pensionati. Ecco perché sempre più pensionati scelgono di andare a vivere a Rovereto.

Rovereto per il Trentino è come Palm Springs per gli Stati Uniti: il posto ideale per trascorrere la terza età. Mio nonno e alcuni coetanei da dieci anni, ogni mattina, si danno appuntamento di fronte a Palazzo Balista in Corso Rosmini. Chi arriva prima si piazza a guardare gli operai al cantiere, e chi arriva dopo va dietro e guarda i pensionati che guardano gli operai al cantiere. Ogni tanto un leggero ondulare della testa da destra a sinistra come a dire «no se fa così...», e poi vanno a mangiare. Dopopranzo si riparte con il secondo turno in attesa della cena. Nel pomeriggio però si danno il cambio: chi era dietro viene davanti, e così tutti possono guardare gli operai da vicino.

La durata di certi cantieri stradali fa pensare che fare buchi sulle strade sia un’attività redditizia. «Sottoterra si trova di tutto - ci ha rivelato uno stradino di Rovereto che vuole rimanere anonimo - lo scorso anno in via Trieste a un paio di metri di profondità abbiamo trovato un geometra di Avio che viveva sottoterra dal 2007, si era fatto una famiglia e ha avuto due talpe: un maschio e una femmina».
Ma ecco come funziona un cantiere stradale: Arrivano gli operai del gas, aprono, intubano e chiudono. Dopo dieci giorni arrivano quelli dell’elettricità e dicono: «Ma tu guarda come lavorano quelli del gas!», quindi riaprono, spostano tutto e richiudono.

Dieci giorni dopo arrivano quelli dei telefoni e dicono: «Ma tu guarda come lavorano quelli dell’elettricità!», quindi riaprono, spostano tutto e richiudono. Dieci giorni dopo arrivano quelli delle fognature e dicono: «Ma tu guarda come lavorano quelli dei telefoni», quindi riaprono, spostano tutto e richiudono. E se la tua casa confina col cantiere alla fine pensi: «Ma avranno rimesso tutti i cavi a posto?». E non lo saprai mai. Fino a quando apri il rubinetto della doccia e ti parte una telefonata.


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