Violenza sulle donne: violata la sacralità di Dio

Violenza sulle donne: violata la sacralità di Dio

di Giancarlo Bregantini

L’indifferenza è una forma di violenza. È pari ad un’arma. Come lo è la calunnia, il pregiudizio che scredita, che disonora. Quest’anno la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne s’inserisce nelle celebrazioni del 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948-2018).  Ecco quanto riportato dall’articolo 5.

«Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti». È un monito, una legge d’oro che mai si deve infrangere. In un mondo corrotto dalla logica del più forte, in cui spesso la violenza dilaga perversamente contro gli innocenti, come qualcosa di «normale», l’elemento decisivo all’interno della storia risulta essere ancor di più proprio il rispetto dell’altro, della sua unicità, della sua libertà.

Di fronte alla mano di Caino, che continua a colpire Abele nelle tante donne abusate e uccise, l’impegno per la giustizia diventa, infatti, impegno per la liberazione di quante soffrono la prevaricazione disumana di uomini brutali. Violare una donna è come dilaniare la sacralità del cielo sulla terra. Poiché dal loro grembo nasce la vita, abbiamo avuto tutti la vita. Dalla loro tenerezza fiorisce quella parte di creazione che è la premura. Dalla loro delicatezza, il sogno stesso di un Dio che scelse Maria per incarnarsi. Mai dimenticare questo. Far del male alle donne, anche ad una sola di esse, è come trafiggere le proprie madri, le proprie sorelle, le propri spose. La Bibbia racconta di figure femminili straordinarie come Susanna, che abitava in Babilonia, sposa di Ioakìm, il quale, essendo un uomo importante della città, possedeva un giardino vicino a casa. In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani che «solo in apparenza erano guide del popolo». Questi visitavano spesso la casa di Ioakìm.

Quando terminavano queste riunioni, verso il mezzogiorno, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino di casa. E questi due anziani da lì iniziarono a spiarla, presi da un’ardente passione per lei. La Bibbia dice proprio così di essi: «persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi». E un po’ quello che accade a chi guarda non per benedire, ma per possedere l’altro. Ogni giorno, con sfrenato desiderio cercavano di vederla. Una volta condivisa questa lussuria che nutrivano entrambi verso Susanna, diventarono complici nel male e studiarono il momento opportuno per sorprenderla da sola. Susanna, come al solito, si recò nel giardino per fare il bagno. Una volta chiuse le porte, ella si sapeva riservata, senza accorgersi però degli anziani che si erano intrufolati e ben nascosti.

Appena uscite le ancelle, i due anziani sbucarono dal nascondiglio, corsero da lei, molestandola, usando queste parole di minaccia: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, si disperò ma non peccò. Iniziò a chiedere aiuto a gran voce. E i due anziani gridarono contro di lei  e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì. I servi di casa si precipitarono per vedere che cosa stava accadendo. I due anziani diffamarono Susanna e dissero di tutto per farla condannare a morte. Tutti i suoi familiari e amici piangevano. Mentre gli anziani la calunniavano aspramente, davanti a tutti. La gente prestò fede nei due anziani perché giudici del popolo e così la condannarono a morte. Allora Susanna pregò Dio così: «Tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me».

Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare perché avevano deposto il falso contro di lei. Daniele lì prese in disparte. Li interrogò ad uno a uno fino a smontare le loro infondate prove. La brama di possesso aveva infatti pervertito il loro cuore! Come accade anche oggi a chi non ama per far felice chi si ama, ma per dominarlo. Tutti poterono constatare allora l’innocenza di Susanna. La reputazione di Susanna fu salva. La sua dignità difesa e restituita, grazie alla solidale forza di Daniele, che non rimase in omertà, né indifferente, ma si fece strumento di verità nelle mani di Dio, che ascolta sempre il grido di chi soffre ingiustamente. E li libera dalla morte.

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