Marocco: Alto Atlante in bicicletta

Marocco: Alto Atlante in bicicletta

di Leo & Vero

L’autunno è giunto pedalando anche in Trentino: le giornate si accorciano veloci, le foglie si colorano, le temperature scenderanno e la voglia di uscire in bicicletta andrà presto a nascondersi tra le pieghe del divano.
Per chi ha un gran bisogno di staccare dalla routine con un viaggio in bicicletta consigliamo una meta non proprio classica ma che vi soddisferà in tutto e per tutto. Con i voli lowcost muoversi in Europa è ormai davvero economico, ma anche quando si tratta dell’Africa settentrionale si riescono a trovare tariffe imperdibili.

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Il Marocco è uno di quei paesi che anche durante la stagione autunnale vantano temperature estive. Le montagne dell’Alto Atlante si librano leggere nel cuore del la nazione, le piste che attraversano la catena montuosa sono ancora sgombre da neve e i passi che superano i 3000 metri ancora praticabili. Abbiamo seguito le orme dei berberi nomadi che ogni anno con le loro greggi si spostano in cerca di cibo. I loro volti bruciati dal sole ci hanno raccontato storie di sacrifici e estati torride, i loro occhi verdi ci hanno parlato delle piogge e della neve che alimentano i torrenti dell’Alto Atlante.

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Partendo da Marrakesh in meno di due giorni si raggiunge il primo vero valico del viaggio, il Tizi n’Tichka con i suoi 2260 metri. L’ascesa è lunga ma dolce e regala vedute suggestive sui dintorni. Dal passo di scende verso la valle dell’Ounila dove le distese di terra rossa sono interrotte solo dai suggestivi villaggi sormontati da antiche kasbah.

Ait Ben Haddou, set di alcune celebri pellicole cinematografiche è la località più conosciuta e turistica, ma una visita vale comunque la pena. L’Alto Atlante sembra sfumare alle nostre spalle mentre l’orizzonte desertico si avvicina e con esso Ouarzazate. Le oasi pre-desertiche con le loro giornate bollenti e i paesaggi monocromatici sono caratterizzate da grandi palmeti che testimoniano lo scorrere vitale dell’acqua nelle viscere della terra.

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Quella di Skoura è un labirinto abitato da gruccioni e piccoli rapaci. Dalle oasi il viaggio prosegue attraverso la valle delle rose dove nei mesi della fioritura si viene avvolti dal profumo del fiore ad ogni giro di pedale. Questa vallata si inoltra nell’Alto Atlante delle Gole del Dades e del Todra collegate da una pista sterrata, antica via di transumanza ancora oggi usata dai pastori berberi. Si sfiorano i 2700 metri e le gomme sporche di terra e sabbia scivolano sulle pietraie smosse da acqua e neve durante l’inverno precedente.

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Il volto di questi tracciati muta con il passare delle stagioni. I villaggi sono sempre più rari, immobili, svaniscono in fretta dietro i tornanti che si inerpicano sulle alte vette. I bambini, talvolta invadenti, si nascondono dietro le rocce per poi apparire al passaggio di ogni viaggiatore come fantasmi. Chiedono una penna, un dolcetto, qualcosa senza averne davvero la necessità, insistono, talvolta fanno versi o cantano, poi spariscono nuovamente attendendo il prossimo incontro. Nella valle della felicità ci si sente come a casa: la gente, sempre molto accogliente, qui lo è ancora di più, le cicogne nidificano sui tetti delle piccole moschee, le donne indossano chador colorati, i pendii sono verdeggianti e coltivati, l’acqua scorre abbondante nel fondovalle.

In ogni casa, in ogni guesthouse o campeggio si beve the verde, si mangiano piatti di cous cous e tajine,  nell’aria si librano profumi di spezie, dalle finestre, la sera, si scorgono stelle cadenti perchè l’inquinamento luminoso su queste montagne non esiste.

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L’Alto Atlante è una meta da sognatori, da coraggiosi, da avventurosi, si respira un’aria indimenticabile e gli uomini con la barba lunga vengono chiamati Alì Babà.

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